Quest’anno l’8 marzo cade durante una crisi che si aggrava continuamente con l’emorragia dei posti di lavoro e il peggioramento progressivo di stato sociale, sanità, scuola e di tutti gli altri cardini di un sistema pubblico da paese civile. Moltissime donne perdono il lavoro dopo il primo figlio e moltissime altre sono licenziate quando rimangono incinte. Le donne italiane non hanno la libertà né di essere madri quando lo vogliono, né di non esserlo, a causa dello smantellamento di fatto della rete dei consultori pubblici e della sempre più difficoltosa applicazione della legge 194/1978, inficiata dall’obiezione di coscienza, vero e proprio strumento contro le donne. Un governo paritario di ministri e ministre che cosa ci sta a fare se non risolve questi problemi e se non porta la condizione delle italiane almeno al livello ottenuto dalle donne negli altri paesi europei? Non c’è proprio nulla per cui festeggiare, ma molto per cui lottare, l’ 8 marzo come gli altri 364 giorni dell’anno, per trasformare la politica nell’attività che faccia stare il meglio possibile tutte e tutti già da ora, in Italia, in Spagna, in Europa.
PDCI LOMBARDIA